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Habemus Papam


Papa Leone XIV: Il Pontefice della Pace Sociale. Il Papa dei giusti.

di Giovanni Firera, Presidente UNSIC Piemonte 




Leone XIV apre una nuova stagione per la Chiesa e il mondo In un’epoca segnata da profonde fratture sociali, instabilità economiche e nuove disuguaglianze, l’elezione di Papa Leone XIV ha rappresentato per molti un segnale forte, quasi profetico. 

Giovanni FireraIl nuovo Pontefice, eletto al termine di un Conclave breve ma intensamente orientato al cambiamento, ha fin da subito lasciato intendere che il suo sarà un pontificato della concretezza, del dialogo e della giustizia sociale. Già dalle prime ore, le sue parole hanno conquistato l’attenzione di fedeli e osservatori laici. In un momento storico in cui milioni di persone si sentono escluse, sfruttate o dimenticate dal sistema economico globale, il Papa ha deciso, se segue le sue precedenti tendenze, di restituire voce a chi da troppo tempo non ne ha più.

Leone XIV viene definito da molti un “Papa sociale”, in continuità con l’eredità di Leone XIII e la sua Rerum Novarum, ma con uno sguardo fortemente aggiornato al XXI secolo. La sua visione sociale non è ideologica, bensì profondamente evangelica: nasce dalla convinzione che ogni uomo e ogni donna, in quanto figli di Dio, debbano poter vivere con dignità, sicurezza e rispetto. “La carità non può essere un sostituto della giustizia,” ha detto durante uno dei suoi primi discorsi pubblici, richiamando esplicitamente le comunità cristiane alla responsabilità collettiva.

Questo approccio si traduce in un’attenzione particolare per le periferie esistenziali: non solo quelle geografiche, ma anche quelle del lavoro precario, della disoccupazione, del caporalato, della migrazione forzata e dell’automazione che disumanizza. Leone XIV, nel passato, ha incontrato operai, insegnanti, rider, agricoltori, sindacalisti e disoccupati. Non in eventi formali o liturgici, ma nelle fabbriche, nelle scuole, nelle campagne, nei magazzini della logistica, portando con sé non solo parole, ma ascolto.

“Il lavoro non è una merce, ma una vocazione,” ha dichiarato Leone XIV in un’omelia diventata già celebre. Questo Papa interpreta il lavoro non solo come mezzo di sussistenza, ma come via per la realizzazione personale e comunitaria. Per lui, la disoccupazione di massa non è solo un’emergenza economica, ma una ferita morale e spirituale. In continuità con il pensiero sociale della Chiesa, Leone XIV sostiene il lavoro stabile, dignitoso, tutelato. Ma il suo linguaggio va oltre: parla di giustizia redistributiva, di salario minimo globale, di un’etica del lavoro che non sacrifichi l’uomo sull’altare della produttività. Non teme di criticare esplicitamente un sistema economico che, a suo dire, “produce scarti e idolatra la prestazione”. Durante una visita simbolica al Porto di Genova, ha incontrato personalmente una delegazione di portuali, sottolineando come “il lavoro manuale, il lavoro duro, è l’anima di una civiltà che non si vergogna di sporcarsi le mani”. Un segno forte, in controtendenza rispetto a una narrazione dominante che spesso relega il lavoro operaio ai margini della dignità sociale.

Mai prima d’ora un Papa aveva posto con tanta chiarezza il ruolo dei sindacati al centro della dottrina sociale cristiana. Leone XIV non solo riconosce la funzione storica dei sindacati, ma li chiama a un rinnovamento profondo: “Devono tornare a essere scuole di democrazia, strumenti di giustizia, case di solidarietà”, denunciando anche le derive burocratiche di alcuni grandi sindacati, sollecitandoli a rimettere al centro le battaglie concrete, soprattutto per i giovani e i precari. “Un sindacato che non lotta per i diritti dei più deboli è solo un’agenzia”, ha detto senza mezzi termini.

Ma il tratto forse più distintivo di Leone XIV è la sua costante insistenza sulla pace sociale, che considera come fondamento di ogni progetto di società giusta. Per lui, la pace non è solo assenza di guerra, ma giustizia quotidiana: è salario equo, casa, salute, istruzione, accesso alla cultura. Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, ha scritto parole che riecheggiano nella mente di milioni di persone: “Non ci sarà pace nei cuori se ci sarà fame nelle case. Non ci sarà pace nei confini se ci sarà guerra nelle fabbriche”.

Leone XIV guarda al mondo non con ingenuità, ma con fede e determinazione. È consapevole delle resistenze, dei poteri economici, delle tentazioni populiste e autoritarie che avanzano. Ma risponde con la forza di una parola limpida, con la scelta radicale del Vangelo.


Giovanni Firera

In copertina

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